COUNSELING – ANIME IN MOVIMENTO https://animeinmovimento.it Come potrebbe essere meglio di così? Mon, 28 Mar 2022 13:11:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.28 https://animeinmovimento.it/wp-content/uploads/2016/01/cropped-IMG_0289B-32x32.jpg COUNSELING – ANIME IN MOVIMENTO https://animeinmovimento.it 32 32 Come potrebbe essere meglio di così? COUNSELING – ANIME IN MOVIMENTO Come potrebbe essere meglio di così? COUNSELING – ANIME IN MOVIMENTO https://animeinmovimento.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg https://animeinmovimento.it/category/counseling/ PRENDERE LA MADRE MOLTO SPESSO SIGNIFICA LASCIARLA ANDARE AL PROPRIO DESTINO https://animeinmovimento.it/prendere-la-madre-molto-spesso-significa-lasciarla-andare-al-proprio-destino/ https://animeinmovimento.it/prendere-la-madre-molto-spesso-significa-lasciarla-andare-al-proprio-destino/#respond Sun, 05 Jan 2020 15:34:26 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=1192 PRENDERE LA MADRE MOLTO SPESSO SIGNIFICA LASCIARLA ANDARE AL PROPRIO DESTINO
Succede molto frequentemente che la nostra mamma vive una vita difficile, pesante, costellata da tristezza e da disagi di ogni tipo forse proprio perchè è irretita da un antenato.
Noi allora siamo tentati di dire “IO AL POSTO TUO” perchè siamo mossi da un AMORE CIECO e facciamo di tutto per SALVARLA.
Quando però faccio qualcosa per mia madre cercando di EVITARE LA SUA SOFFERENZA faccio qualcosa che è contrario al flusso della Vita.
DIVENTO IO QUELLO GRANDE E LEI LA PICCOLA e comincio a DARE là dove dovrei SOLO PRENDERE e tutto questo mio atteggiamento mi porta ad ALLONTANARMI DALLA CONNESSIONE CON MIA MADRE proprio perchè sto capovolgendo l’ordine.
PRENDERE LA MADRE SIGNIFICA QUINDI LASCIARE MIA MADRE AL SUO DESTINO E TUTTO QUELLO CHE HO RICEVUTO DA LEI E’ SUFFICIENTE.
Stessa cosa accede quando RINUNCIO ALLA MIA VOCAZIONEper rimanere incosciamente un bravo bambino e non rischiare di ESSERE ESCLUSO.
Questa rinuncia comincerà piano piano ad avvelenare il mio rapporto con mia madre e cominceranno le recriminazioni ed i rancori e mi allontanerò sempre più dalla Fonte (mia madre).
In questi casi…
PRENDERE LA MADRE E’ PROPRIO NELL’ATTO DELLA DISOBEDIENZA.
Quando trovo il coraggio di seguire la mia strada ed andare verso la mia Vita contravvenendo ai valori di mia madre, della mia famiglia compio un potente PASSO VERSO LA MATURITA’ CHE MI PERMETTE DI APRIRMI AD UN NUOVO AMORE VERSO MIA MADRE.
Nello stesso istante che io dico SI’ alla Vita sto dicendo SI’ a MIA MADRE COSI’ COME E’ perchè sto accettando e percependo che da Lei ho ricevuto abbastanza e che il resto lo posso fare da solo nella mia vita.
Articolo scritto da Roberta Cerbone
Counselor Sistemico Transazionale specializzata in Costellazioni Familiari
Cellulare 320.6581027
roberta@animeinmovimento.it
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ll nostro primo grande successo è la nostra nascita https://animeinmovimento.it/ll-nostro-primo-grande-successo-e-la-nostra-nascita/ https://animeinmovimento.it/ll-nostro-primo-grande-successo-e-la-nostra-nascita/#respond Sun, 05 Jan 2020 15:29:21 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=1190 ll nostro primo grande successo è la nostra nascita.
Con la nascita abbiamo dimostrato la nostra capacità di affermazione per la prima volta e in quel momento abbiamo tirato fuori tutta la nostra energia.
Da questa esperienza traiamo la forza di cavarcela con successo anche in futuro.
Se ci hanno aiutato a nascere (tramite un parto cesareo o con l’aiuto del forcipe) tenderemo ad aspettarci che qualcuno faccia le cose per noi. Se invece riusciamo a vedere e rielaborare questa nascita e quindi superiamo questo passaggio che ci ha “ostacolato” alla vita possiamo davvero vivere appieno la nostra vita e la nostra mission senza l’aiuto esterno.
Strettamente legato alla nascita c’è il rapporto con la madre. Il primo grande movimento è quello che compiamo andando verso nostra madre. Prendere la madre come fonte della vita, con tutto quello che insieme a lei fluisce verso di noi. Prendere è un movimento attivo. Perché il latte sgorghi dal seno materno, è necessario che il bambino succhi. Perché la madre arrivi, bisogna chiamarla.
Chi non ha una buona relazione con la propria madre ha l’obiettivo di farsi riconoscere sia professionalmente che umanamente. Chi ha bisogno di essere visto non ha riconosciuto la grandezza dei genitori. Prima si riconosce la grandezza dei propri genitori, prima i genitori si sentono pronti a riconoscerci come Figli. Questo è l’unico vero riconoscimento di cui abbiamo bisogno in quanto abbiamo il maschile ed il femminile dentro di noi e non abbiamo più bisogno di essere riconosciuti da nessun altro.
PRIMA RICONOSCO I MIEI GENITORI, POI RICONOSCO ME!
Non ha importanza se i genitori ce la fanno oppure no, è comunque sempre il Piccolo che va verso il Grande e poi aspetta.
Più tardi nella vita non restano dubbi: solo chi è riuscito a prendere a piene mani dalla madre è una persona realizzata e felice. Lo stesso atteggiamento che si ha nei confronti della madre, infatti, si ha anche nei confronti della vita e del lavoro. Finché rifiuteremo la madre, rifiuteremo anche la vita e il lavoro. E la vita e il lavoro faranno altrettanto con noi.
Il successo può arrivare se rendiamo onore a nostra madre, andando verso di lei senza riserve.
Articolo scritto da Roberta Cerbone
Counselor Sistemico Transazionale specializzata in Costellazioni Familiari
Cellulare 320.6581027
roberta@animeinmovimento.it
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Ulteriori strumenti del Counselor: il COACHING https://animeinmovimento.it/ulteriori-strumenti-del-counselor-il-coaching/ https://animeinmovimento.it/ulteriori-strumenti-del-counselor-il-coaching/#respond Thu, 24 Nov 2016 15:04:15 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=830

il COACHING

Fra gli ulteriori strumenti a disposizione del Counselor vi è il Coaching.

In questo articolo accenneremo agli aspetti principali di questa tecnica

 

Il Coaching è una strategia di formazione che, partendo dall’unicità dell’individuo, si propone di operare un cambiamento, una trasformazione che possa migliorare e amplificare le proprie potenzialità per raggiungere obiettivi personali.

È una relazione processuale che vuole offrire al cliente strumenti che gli permettano di elaborare ed identificare i propri obiettivi e rafforzare la propria efficacia e il proprio potenziale.

Presupposto di partenza è che ogni persona ha delle potenzialità latenti, l’obbiettivo del coach è quello di scoprirle ed insegnare al cliente come utilizzarle.

Il Coaching non può essere utilizzato come terapia sostitutiva in caso di patologie psichiche particolari o legate a disturbi della personalità.

In un rapporto di Coaching, la valorizzazione delle potenzialità personali permette di inquadrare l’essenza stessa del Coaching: accompagnare la persona verso il massimo rendimento attraverso un processo autonomo di apprendimento.

Grazie all’attività svolta dal coach, i clienti sono in grado di apprendere ed elaborare le tecniche e le strategie di azione che permetteranno loro di migliorare sia le performance che la qualità della propria vita.

La metodologia di Coaching adottata prevede che il cliente sia prima di tutto rispettato, sia dal punto di vista personale che professionale e venga considerato in grado di gestire efficacemente la propria vita ed il proprio ambito lavorativo. Ogni cliente viene visto come una persona creativa e piena di risorse.

Sulla base di ciò, le responsabilità del coach sono:

  • scoprire, rendere chiari ed allineare gli obiettivi che il cliente desidera raggiungere;
  • guidare il cliente in una scoperta personale di tali obiettivi;
  • far in modo che le soluzioni e le strategie da seguire emergano dal cliente stesso;
  • lasciare piena autonomia e responsabilità al cliente.

Il coaching include un approccio elogiativo che si fonda sul riconoscimento di ciò che è giusto, di ciò che funziona, di ciò che è desiderato, di ciò che è necessario per arrivare all’obiettivo. L’approccio elogiativo prevede domande basate sulla scoperta, una modalità proattiva (in opposizione a quella reattiva) nella gestione delle sfide e delle opportunità personali, una formulazione costruttiva di osservazioni e feedback finalizzati ad ottenere reazioni positive dagli altri.

Durante ciascun incontro è il cliente stesso a scegliere l’argomento della conversazione, mentre il coach lo ascolta ponendo osservazioni e domande. Questa interazione contribuisce a creare maggiore chiarezza ed induce il cliente a divenire proattivo. Nel Coaching si osserva “dove si trova il cliente oggi”, quale sia cioè la situazione attuale di partenza, e si definisce, in comune accordo, ciò che egli è disposto a fare per raggiungere “la meta in cui vorrebbe trovarsi domani”.

I coach riconoscono che i risultati sono frutto delle intenzioni, delle scelte e delle azioni della persona o del team, sostenuti dall’impegno del coach e dall’applicazione dei suoi approcci, dei suoi metodi e delle sue competenze.

Il Coaching è  una professione di aiuto, è la professione dell’ascolto. Il rapporto è paritetico verso il partner (non si chiama cliente). È vietato suggerire cosa fare.

Strumenti del coach:

  • Fare domande, a cui è possibile non rispondere.
  • Restituire un feedback (ma non dire nulla di tuo).
  • Assegnare dei tasks (motivatore situazionale) serve per tenere una tensione tra una sessione e l’altra
  • Non creare dipendenza (ma promuove l’autocoaching).

Il Coaching lavora sul processo, non è una relazione che è interessata al contenuto. Non lavora sul passato, qualunque sia l’obiettivo del partner; il coach aiuta il partner ad abbattere ostacoli e aliberare risorse ed energie. La responsabilità di raggiungere l’obiettivo è del partner.

Il coach lavora sulla:

  • Consapevolezza (farlo uscire dalla zona di comfort).
  • Commitment (responsabilità, volontà, azione).

Definizione dell’obiettivo

Uno strumento di lavoro molto importante per il coach è l’obiettivo. Una sessione di Coaching inizierà determinando l’obiettivo. Se il partner ha chiesto una sessione, è chiaramente lui a dover definire cosa vuole ottenere. Esistono due tipi di obiettivo: verso (voglio questo…) e via da (io qui non sto bene, ma non vado verso). L’obiettivo “via da…” non c’e’ obiettivo. Se ci sono varie scelte, il coach porta il partner verso la scelta.

Definire un obiettivo in modo chiaro non è cosa semplice perché non sempre si ha un’idea chiara di ciò che si vuole; al contrario si sa molto bene cosa non si vuole più.

L’obiettivo deve essere formulato in una frase breve, espressa al presente, costituita da vocaboli concreti, con verbi di azione, espressa in positivo (senza i “non”), deve essere la più specifica possibile e deve essere da stimolo per abbandonare vecchi comportamenti, abitudini e convinzioni. Deve avere inoltre elementi che mettono in condizione di affrontare risorse e possibilità ancora inesplorate.

L’obiettivo deve avere sei persistenti:

  • Concreto o Specifico.
  • Raggiungibile o realistico.
  • Ecologico: quando non esiste nessuna parte interna o esterna che vi si oppone, e si tiene conto che non coinvolge altre persone che potrebbero opporsi.
  • Temporale: deve far riferimento ad un preciso intervallo di tempo.

I coach si definiscono professionisti del cambiamento.

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Ulteriori strumenti del Counselor: EFT – Emotional Freedom Tecniques https://animeinmovimento.it/ulteriori-strumenti-del-counselor-eft-emotional-freedom-tecniques/ https://animeinmovimento.it/ulteriori-strumenti-del-counselor-eft-emotional-freedom-tecniques/#respond Thu, 24 Nov 2016 15:01:42 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=829

EFT – Emotional Freedom Tecniques

Fra gli ulteriori strumenti a disposizione del Counselor vi è la EFT – Emotional Freedom Tecniques.

In questo articolo accenneremo agli aspetti principali di questa tecnica

Premetto che, a mio modesto avviso, questa tecnica è stata ampiamente superata, e ciò già avviene nella mia attività di counselor, dagl Access BARS® che hanno un fine simile ma che trovo decisamente meglio codificati e molto più potenti!

EFT (tecnica di libertà emozionale) è un metodo di auto aiuto sviluppato da Cary Craig, un ingegnere californiano, una ventina di anni fa.

Questa tecnica parte dall’idea che tutte le malattie derivano da credenze errate della nostra mente che  agendo consciamente o inconsciamente dentro di noi creano delle contratture. Per tutto questo è utile per sconfigurare tutto ciò che blocca e danneggia la nostra vera attitudine.

Attraverso l’auto stimolazione di alcuni punti del corpo, connessi con  la rete dei Meridiani della Medicina Tradizionale cinese, l’EFT permette di trasformare emozioni, pensieri, comportamenti e sensazioni che bloccano la piena espressione di sé. Con il picchettamento, il massaggio e la pressione di alcuni punti lungo i meridiani del corpo, nei quali viaggia la nostra energia, si possono sperimentare profondi cambiamenti.

Per utilizzare EFT bisogna avere un argomento da cui partire (emozione, blocco del respiro, dolore fisico etc) e valutare l’intensità della tematica da 0 a 10. Questo punteggio servirà a misurare l’intensità prima e dopo lo svolgimento della tecnica EFT. Il picchettamento o “tapping” si inizia partendo da sopra la testa per progredire verso il basso, seguendo il flusso dei pensieri che emergono mentre si continua a stimolare i punti che corrispondono ai meridiani.

Si possono verificare reazioni del corpo come brividi, sbadigli, risate, pianti, sospiri e sono tutti sintomi dell’energia bloccata che si sta smuovendo. Si continuerà ad attivare i punti finché l’intensità della sensazione non raggiunge lo zero.

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Ulteriori strumenti del Counselor: La LOGOSINTESI https://animeinmovimento.it/ulteriori-strumenti-del-counselor-la-logosintesi/ https://animeinmovimento.it/ulteriori-strumenti-del-counselor-la-logosintesi/#respond Thu, 24 Nov 2016 14:34:18 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=827

La LOGOSINTESI

Fra gli ulteriori strumenti a disposizione del Counselor vi è la LOGOSINTESI.

In questo articolo accenneremo agli aspetti principali di questa tecnica

 

La logosintesi è una potente tecnica di crescita personale, auto-aiuto, sovranità individuale, indipendenza e centratura inventata dal Dott. Willem Lammers nel 2005.

La definizione logosintesi si compone di logos (parola, significato, legame, ragion d’essere, ragione) e synthesis (combinare, riunire, mettere insieme, reintegrare). Come si evince dal nome si utilizza il Potere della Parola che in diverse culture svolge un’importante funzione spirituale passando ad esempio dalla preghiera e parola di Dio del Cristianesimo, ai mantra Buddisti o Induisti.

Questa tecnica è utile per esplorare e riconoscere le memorie familiari. Lo scopo è quello di liberarsi di queste memorie e comunicare a fluire all’interno della propria vita e secondo la propria mission.

La parola logosintesi vuol dire “riunire attraverso la parola”.

È un metodo che accoglie la sofferenza dell’altro, sia che questo avvenga da un semplice stress quotidiano, da un trauma importante o da qualche immagine dell’inconscio che ci riporta al momento del trauma. Tutte le immagini e le convinzioni che registriamo inconsapevolmente e consapevolmente  nel nostro inconscio sono energie cristallizzate.

Questa tecnica può essere sperimentata anche su se stessi.

La logosintesi parte da 4 principi:

  1. “ la vera essenza non soffre”: il dolore nasce quando non si ha la coscienza della nostra vera essenza e della nostra mission. Noi siamo un corpo, siamo psiche, ma siamo anche essenza, ed è l’essenza che ci anima e ci guida. Quando la connessione con nostra essenza, la nostra vera natura viene disturbata ci distacchiamo dallo scopo che dà un senso al nostro vivere, sperimentiamo la sofferenza.
  2. “la consapevolezza della nostra vera essenza è ridotta o impedita da una nostra dissociazione o introiezione”. Quando non riusciamo ad elaborare le nostre esperienze vissute nel mondo e non siamo sostenuti da nessuno in questo processo, avvengono dissociazione ed introiezione, una parte del nostro sé viene congelata nel corpo e nella psiche; il contesto dove è stata vissuta l’esperienza non elaborata (luoghi, frasi, odori, rumori) viene introiettato insieme alla parte dissociata.
  3. “le parti dissociate di noi sono strutture energetiche solidificate in uno spazio pluridimensionale”. Le parti dissociate non sono solo metafore, sono realtà energetiche, strutture pluridimensionali che perdurano per anni nel nostro corpo come cristallizzate.
  4. “le parole e le frasi hanno un effetto attivo e creativo, che rende possibile l’eliminazione di queste strutture solidificate”. L’effetto della logosintesi dipende in modo diretto dal potere creativo della parola, senza che sia necessario uno sforzo cognitivo.

Partendo da questi principi, una volta che il blocco e le dissociazioni sono stati identificati ed affiorati, si può invitare la persona a ripetere tre frasi, con delle pause tra l’una e l’altra . Le frasi sono da ripetere sotto la guida del counselor.

La prima frase nella logosintesi è “recupero tutta la mia energia legata a questa ….(fantasia, persona, sentimento) e la riporto nel giusto tempo e spazio dentro di me”.

Con questa frase viene ripresa l’energia intrappolata che viene così riconosciuta.

Dopo una pausa, si ascoltano le modificazioni avvenute all’interno di sé e si procede con la seconda frase: “Allontano tutta l’energia collegata a questa ….(fantasia, persona, sentimento), da tutte le mie cellule, dal mio corpo e dal mio spazio personale e la rimando nel luogo al quale essa realmente appartiene”.

Con questa frase si allontanano quelle forze che, per la difficoltà di fluire a causa del blocco, si sono insinuate nelle sue profondità fisiche e psichiche, invadendo il suo spazio personale.

Dopo aver ripetuto a voce alta la frase, si fa una pausa, ci si raccoglie in se stessi, dopodiché si pronuncia la terza frase: “Recupero tutta l’energia legata a tutte le mie reazioni a questa ….(fantasia, persona, sentimento) e la riporto nel giusto posto in me stesso”.

Con questa frase, la persona recupera l’energia bloccata in reazione all’evento.

È facile constatare come con la logosintesi, la persona, tra un passaggio di una frase e l’altra si rassereni, cambi espressione del volto, diventando più luminosa e senta come se improvvisamente si fosse tolta un grande peso dal cuore.

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Ulteriori strumenti del Counselor: La PNL (Programmazione Neuro Linguistica) https://animeinmovimento.it/ulteriori-strumenti-del-counselor-la-pnl-programmazione-neuro-linguistica/ https://animeinmovimento.it/ulteriori-strumenti-del-counselor-la-pnl-programmazione-neuro-linguistica/#respond Thu, 24 Nov 2016 14:12:39 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=822

La PNL (Programmazione Neuro Linguistica)

Fra gli ulteriori strumenti a disposizione del Counselor vi è la PNL (Programmazione Neuro Linguistica).

In questo articolo accenneremo agli aspetti principali di questa tecnica

 

La PNL è un modello di comunicazione interpersonale, nata dall’osservazione degli schemi mentali e comunicativi delle persone di successo, categorizzati in un sistema facile da apprendere, con l’assioma che ciascuno di noi fosse in grado si impararlo per ottenere nel giro di breve tempo risultati dello stesso tipo.

Da questo tipo di PNL aziendalistica si differenzia e si distacca la PNL umanistica, che si concentra soprattutto sui metodi migliori per comunicare e sul “rapport” ossia sulla relazione da stabilire. La PNL parte da due assunti di base. Il primo afferma che “non si può non comunicare”, il secondo afferma che “la mappa personale di ognuno di noi non corrisponde alla realtà”. Per mappa si intende l’insieme di tutti le nostre idee, del nostro modi di vedere il mondo e tutti gli avvenimenti che vengono prodotti. Di conseguenza se due persone entrano in relazione bisogna lavorare sulla zona di comunicazione che produrranno le loro due “mappe”.

Il counselor nell’assumersi la responsabilità della comunicazione può attraverso la PNL, usare maggior soluzioni, ed andare oltre la normale interpretazione, seguire la comunicazione verbale, la comunicazione non verbale, e la comunicazione para verbale (timbro della voce, tono della voce).

Per creare un “rapport” bisogna avere presente che nelle relazioni la comprensione di quanto viene comunicato fa affidamento sull’espressione verbale per il 7%, sull’espressione para verbale per il 33% e sull’espressione non verbale per il 66%. Ne scaturisce che per fare rapport bisognerà decisamente agire su quella fascia che afferisce al para verbale e al non verbale.

Nella PNL è quindi molto importante imparare a sintonizzarci con i nostri interlocutori, a volte allineando il ritmo del respiro (para verbale) oppure modulando la nostra postura alla postura dell’altra persona (non verbale): in questo modo l’inconscio decodifica questo atteggiamento come similitudine: “questa persona è come me” e da questa similitudine ne deriveranno la fiducia e l’empatia nei confronti dell’interlocutore. Con la tecnica del rispecchiamento sarà possibile quindi creare il rapport e aumentare così la percezione e trovare ancora nuove possibilità e terreni di incontro.

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COSTELLAZIONI FAMILIARI: GLI ORDINI DEL SUCCESSO https://animeinmovimento.it/costellazioni-familiari-gli-ordini-del-successo/ https://animeinmovimento.it/costellazioni-familiari-gli-ordini-del-successo/#respond Mon, 21 Nov 2016 16:58:39 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=764

COSTELLAZIONI FAMILIARI: GLI ORDINI DEL SUCCESSO

Le Costellazioni Familiari inizialmente erano incentrate sulle dinamiche interpersonali, avevano messo in luce gli ordini fondamentali dell’amore e dell’aiuto che sovrintendono alla riuscita o al fallimento delle relazioni.

Quando Bert Hellinger ha iniziato a percepire quali fossero le leggi del successo e dell’insuccesso nel lavoro e nella professione, e dunque nella vita delle imprese e delle organizzazioni, è emerso che gli ordini sono sempre gli stessi in quanto la vita professionale e la vita personale non sono mai separate ma strettamente connesse. In genere siamo noi che dividiamo i campi perché la nostra mente ha bisogno di fare questa divisione.

 

Il nostro primo grande successo è la nostra nascita. Con la nascita abbiamo dimostrato la nostra capacità di affermazione per la prima volta e in quel momento abbiamo tirato fuori tutta la nostra energia. Da questa esperienza traiamo la forza di cavarcela con successo anche in futuro. Se ci hanno aiutato a nascere (tramite un parto cesareo o con l’aiuto del forcipe) tenderemo ad aspettarci che qualcuno faccia le cose per noi. Se invece riusciamo a vedere e rielaborare questa nascita e quindi superiamo questo passaggio che ci ha “ostacolato” alla vita possiamo davvero vivere appieno la nostra vita e la nostra mission senza l’aiuto esterno.

 

Strettamente legato alla nascita c’è il rapporto con la madre. Il primo grande movimento è quello che compiamo andando verso nostra madre. Prendere la madre come fonte della vita, con tutto quello che insieme a lei fluisce verso di noi. Prendere è un movimento attivo. Perché il latte sgorghi dal seno materno, è necessario che il bambino succhi. Perché la madre arrivi, bisogna chiamarla.

Chi non ha una buona relazione con la propria madre ha l’obiettivo di farsi riconoscere sia professionalmente che umanamente. Chi ha bisogno di essere visto non ha riconosciuto la grandezza dei genitori. Prima si riconosce la grandezza dei propri genitori, prima i genitori si sentono pronti a riconoscerci come Figli. Questo è l’unico vero riconoscimento di cui abbiamo bisogno in quanto abbiamo il maschile ed il femminile dentro di noi e non abbiamo più bisogno di essere riconosciuti da nessun altro.

 

PRIMA RICONOSCO I MIEI GENITORI, POI RICONOSCO ME!

 

Non ha importanza se i genitori ce la fanno oppure no, è comunque sempre il Piccolo che va verso il Grande e poi aspetta.

Più tardi nella vita non restano dubbi: solo chi è riuscito a prendere a piene mani dalla madre è una persona realizzata e felice. Lo stesso atteggiamento che si ha nei confronti della madre, infatti, si ha anche nei confronti della vita e del lavoro. Finché rifiuteremo la madre, rifiuteremo anche la vita e il lavoro. E la vita e il lavoro faranno altrettanto con noi.

Il successo può arrivare se rendiamo onore a nostra madre, andando verso di lei senza riserve.

 

Gli ordini del successo sono quindi strettamente connessi con gli ordini dell’amore e la nostra vita vita a tutto tondo (vita relazionale e lavorativa) entra in crisi quando questi ordini sono non rispettati. Ci si può rendere perfettamente conto che ogni volta che tutti gli ordini sono perfettamente allineati la nostr vita sembra scorrere come un fiume in piena.

Primo Ordine del Successo: rispetto della compensazione fra il dare ed il prendere.

Quanto sto dando nel mio lavoro è quanto prendo dal lavoro devono essere proporzionati. E questo vale sia nel lavoro che nelle relazioni. Il disordine si manifesta quando sto dando molto più di quello che sto prendendo o viceversa. Se manca questa compensazione, la relazione lavorativa o quella affettiva sarà destinata al fallimento.

 

Secondo Ordine del Successo: rispetto di tutti coloro che fanno parte, a qualsiasi titolo, di un’impresa.

Come nel sistema famiglia anche nel sistema azienda tutti coloro che ne fanno parte devono essere rispettati ed avere un posto. Nel caso di esclusione di un componente dell’azienda, quest’ultima può subire un indebolimento che può avere ripercussioni su tutto il sistema e sul futuro economico aziendale. Se non c’è il riconoscimento delle persone e dell’apporto che danno ad un’impresa, la stessa impresa finisce per fermare il suo potenziale di sviluppo. Il diritto di appartenenza nel caso dell’azienda viene dato in base alle competenze e alle prestazioni della persona.

 

Terzo Ordine del Successo: rispetto della gerarchia temporale.

Chi viene prima ha sempre la precedenza su chi viene dopo. Ciò che esisteva prima ha la precedenza su ciò che arriva dopo. Quando si entra in un’azienda per ultimi, si può credere di avere un  diritto assoluto per il ruolo che si ricopre, invece se si arriva per ultimi bisogna muoversi con umiltà ed attenzione. Quando conosco il sistema ed il sistema stesso comincia a riconoscere il mio ruolo posso cominciare a muovermi perché solo a quel punto sarò legittimato.

Bert Hellinger delinea in dieci punti come si possa divenire un buon imprenditore e rimanere tale.

Ogni punto, come si può vedere, è sempre sorretto da leggi di amore, servizio e volontà di crescita per sé e per gli altri:

  1. Un imprenditore ha qualcosa da offrire che serve agli altri. Egli ha ciò di cui gli altri hanno bisogno e lo rende loro anche accessibile. Quanto più egli ha ciò di cui altri hanno bisogno tanto più grande è il suo riconoscimento e il suo successo. Quanto maggiore è la prestazione di servizio di un’azienda tanto più grande sarà la sua influenza.
  2. Un imprenditore ha bisogno di aiutanti. Egli può prendere collaboratori, formarli adeguatamente e istruirli affinché essi possano produrre nel miglior modo possibile ciò che egli ha da offrire e portare alla gente. Quello che lui ha da offrire, lo deve, quindi, anche produrre e anche vendere.
  3. Un imprenditore deve comandare. Egli comanda attraverso le sue idee. Comanda attraverso la produzione. Egli comanda con la vendita e con tutto ciò che comporta.
  4. L’imprenditore si mette in concorrenza. Con la concorrenza migliora il suo prodotto. Lo offre a coloro che ne hanno bisogno e anche in modo maggiore.
  5. L’imprenditore difende la sua impresa contro abusi e l’assicura convenientemente. Rimane sicuro di sé ed indipendente.
  6. L’imprenditore sa che è alla guida di altri, con i quali deve fare cose assieme. Sa come ottenerle e mantenerle.
  7. l’imprenditore si rallegra del suo successo, poiché un successo rende felici. Se l’imprenditore è felice e lo mostra agli altri, i collaboratori si rallegrano e con loro le loro famiglie.
  8. Un imprenditore sta con molte persone in una comunità solidale. Egli sa che la felicità di molti dipende dal suo successo. Perciò, lo aumenta con l’aiuto di molti, che lo aiutano per dare a molti la sicurezza e la ragione di vita.
  9. Un imprenditore consegna la sua impresa, a tempo debito, a successori adatti. Egli dà loro il tempo necessario per avere successo. In seguito, rimane l’anima della sua impresa. Il suo spirito positivo continua ad agire in lei nel tempo.
  10. Un imprenditore lascia che la sua impresa abbia lo sviluppo che deve prendere anche se questo non corrisponde alle sue aspettative. Le permette di farsi trascinare dalla corrente del tempo anche oltre lui e guarda verso di lei ben disposto”

 

È fondamentale comprendere che le aziende non sono entità materiali, esse sono entità spirituali e creative, anche se ciò che le muove è in stretta correlazione con il denaro. Ma il denaro è una forza spirituale a servizio della vita ed ha bisogno di esserlo. È per questa ragione che prosperità ed abbondanza, nelle realtà aziendali come in quelle personali o familiari, non possono prescindere dall’istanza spirituale del denaro e da come esso sia giunto fino a noi. Il denaro che non giunge a noi attraverso una giustezza spirituale verrà presto perso, sperperato, dissolto. Il denaro resta quando il prenderne è stato compensato da una prestazione sana, etica, ecologica.

Tutto ciò che avviene nella nostra esistenza è spirituale ed è a servizio della Vita e dell’Amore. Il denaro è un’energia che nasce dal lavoro dell’uomo e non desidera che essere utilizzato e speso per far progredire la vita. Quando servizio, prestazione e guadagno nel rispetto degli Ordini dell’Amore formano un circolo energetico virtuoso, l’abbondanza non solo non tarda a venire ma è un’energia creativa e gioiosa, che rivitalizza dinamicamente la realtà.

Il successo, ovunque noi lo cerchiamo, ha una sua propria saggezza, che ci spinge ad identificare limiti e confini entro i quali manifestare la nostra validità e la nostra espressione creativa e spirituale. La continua e volenterosa disposizione a cogliere cosa siamo chiamati a realizzare dalle più alte ragioni dell’Universo ci aiuta ad avere la percezione del successo. Perché il vero successo non è essere acclamati dalle moltitudini ma, in stretta aderenza alla propria Aspirazione, è l’aver prodotto un bene per la Vita, anche se questo avesse portato un bene per un solo uomo nel mondo.

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COSTELLAZIONI FAMILIARI: GLI ORDINI DELL’AIUTO https://animeinmovimento.it/costellazioni-familiari-gli-ordini-dellaiuto/ https://animeinmovimento.it/costellazioni-familiari-gli-ordini-dellaiuto/#respond Mon, 21 Nov 2016 16:47:10 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=761

COSTELLAZIONI FAMILIARI: GLI ORDINI DELL’AIUTO

SCOPO DELLE COSTELLAZIONI FAMILIARI E’ RIPORTARE TUTTO NEL GIUSTO ORDINE, IN QUESTO ARTICOLO PARLIAMO DEGLI ORDINI DELL’AIUTO

 

La prima domanda da porsi è la seguente: chi aiuta chi?

Infatti, aiutare l’altro è un predisporsi verso se stessi accettando che aiutando chi ci sta di fronte stiamo aiutando anche noi e stiamo assecondando il naturale essere dell’uomo che è portato a  ‘condividere’, nel momento in cui non lo fa diventa solitario e arido. Possiamo inoltre affermare che quando vogliamo aiutare cerchiamo qualcosa di simile e di non risolto dentro di noi da guardare e da curare. Infine, cerchiamo di compensare quello che abbiamo ricevuto a nostra volta.

Molte volte aiutare una persona non è prendersi cura di lei e delle sue necessità ma è consentire a questa persona di vedere le cose che gli servono e che deve mettere in ordine nella sua vita.

Per Bert Hellinger il vero lavoro del counselor è consentire alla persona di prendere atto dello stato delle cose e lavorare su queste cose che impediscono la sua felicità.

Un altro grande errore che fanno gli psicoterapeuti secondo Bert Hellinger è quello di sostituirsi come un contenitori ai genitori del cliente creando un nuovo modello. E’ invece importante il mettersi in condizione di ascoltare le istanze del cliente e permettere a lui di vedere come e dove evolvere attraverso le istanze principali.

Quindi non bisogna diventare il referente del cliente ma la persona che guarda la realtà con approccio fenomenologico e guardare la realtà insieme al cliente che sicuramente, anche se sta male, ha una visione più realistica rispetto a quella che noi abbiamo.

Quindi è fondamentale mettersi sempre in una posizione di osservazione.

Aiutare è un arte e come tutte le arti si può imparare ma è necessario immedesimarsi in chi cerca aiuto.

Tutti noi abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri ma anche di aiutare per compensare con gratitudine tutto quello che abbiamo ricevuto dai nostri genitori, dai nostri amici, dal nostro psicoterapeuta.

Possiamo crescere ed evolvere solo nel reciproco aiuto ma dando e ricevendo solo quello che realmente ci serve.

L’aiuto è un aiuto reciproco regolato da un bisogno di compensazione che se ben regolato ci porta ad aiutare.

Può aiutare chi ha ricevuto ed ha accettato quello di cui aveva bisogno.

Il primo bisogno di aiuto che dobbiamo accettare e ricevere è da parte di nostra madre e di nostro padre, con cui saremo sempre in debito e fin quando non saremo grati del dono che la vita attraverso di loro ha fatto a noi, il nostro atteggiamento sarà sempre arrogante e presuntuoso.

 

Primo Ordine dell’aiuto: si può dare solo quello che si possiede ed aspettarsi ed accettare solo quello di cui si ha realmente bisogno.

Quando vogliamo dare ciò che noi non abbiamo ricevuto, prendere ciò di cui non abbiamo davvero bisogno o quando ci aspettiamo qualcosa che l’altro non è in grado di dare ci ritroviamo in un disordine dell’aiutare. Dare e prendere hanno dei limiti. Riconoscere tali limiti e rispettarli fa parte dell’arte dell’aiutare.

 

Secondo Ordine dell’Aiuto: per aiutare è necessario tenere conto delle circostanze e sottomettersi ad esse, intervenendo nella misura in cui queste lo consentono.

L’aiuto serve da una parte alla sopravvivenza e dall’altra allo sviluppo e alla crescita a loro volta collegati a determinati sviluppi interiori ed esteriori. E’ quindi importante nel momento dell’aiuto tenere presenti le circostanze ambientali (familiari, lavorative, amicali) in cui il cliente vive e le condizioni esterne predefinite che non possono essere modificate (ad esempio una malattia ereditaria, le conseguenze di eventi o di una colpa altrui). Se l’aiuto non considera tutto questo è destinato a fallire. A volte il Costellatore non essendo lui stesso in grado di sopportare o accettare un determinato destino cerca di cambiarlo anche se non è il cliente a chiederlo e la conseguenza è l’indebolimento del Costellatore stesso e del cliente.

 

Terzo Ordine dell’Aiuto: chi aiuta si pone da adulto di fronte ad un adulto che cerca aiuto e respinge i tentativi di quest’ultimo di relegarlo nel ruolo del genitore.

Il disordine dell’aiutare consiste nel permettere a un adulto di avanzare pretese nei confronti del costellatore come quelle di un figlio verso i genitori e quando il facilitatore tratta il cliente come un bambino e gli sottrae qualcosa che può e deve sopportare da solo. Transfert e controtransfert impediscono una relazione di aiuto tra persone adulte. Il costellatore deve anzi far vedere al cliente il rapporto con i genitori e aiutarlo nel processo di autonomizzazione.

È proprio l’accettazione del terzo ordine dell’aiutare che maggiormente differenzia il metodo delle costellazioni familiari e il lavoro con i movimenti dell’anima dalla psicoterapia tradizionale.

 

Quarto Ordine dell’Aiuto: aiuto tutti con Amore e mi pongo al servizio della riconciliazione.

Il costellatore  percepisce veramente colui che ha bisogno di aiuto solo nel momento in cui lo vede insieme ai genitori e agli antenati e magari anche con il partner e i figli. In questo modo si rende conto di chi all’interno della famiglia ha bisogno del suo rispetto e del suo aiuto e a chi il cliente deve rivolgersi per comprendere quali passi deve compiere. Chi invece cerca una soluzione in modo adulto percepisce il metodo sistemico come una liberazione e forza. Essere al servizio della riconciliazione vuol dire compiere dapprima nel proprio cuore la riconciliazione. Il disordine consiste nel non tenere in considerazione e non rispettare altre persone importanti che hanno in mano la chiave della soluzione ed in genere questo accade perché il costellatore è caduto vittima del giudizio nei confronti degli altri. Chi aiuta veramente non giudica.

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COSTELLAZIONI FAMILIARI: GLI ORDINI DELL’AMORE https://animeinmovimento.it/costellazioni-familiari-gli-ordini-dellamore/ https://animeinmovimento.it/costellazioni-familiari-gli-ordini-dellamore/#respond Mon, 21 Nov 2016 16:32:48 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=756

COSTELLAZIONI FAMILIARI: GLI ORDINI DELL’AMORE

SCOPO DELLE COSTELLAZIONI FAMILIARI E’ RIPORTARE TUTTO NEL GIUSTO ORDINE, IN QUESTO ARTICOLO PARLIAMO DELL’ORDINE DELL’AMORE

Tutte le cose funzionano se c’è l’Amore, ma se c’è anche il rispetto con cui l’amore si esprime.

L’amore si manifesta nel mondo in una certa modalità se noi rispettiamo questi ordini siamo allineati al volere dell’Universo e la nostra vita comincia a scorrere facilmente.

Nel corso della nostra vita cominciamo ad esplorare questi ordini , alcuni sono dentro di noi e sono innati e li portiamo avanti, altri invece li scopriamo mano mano che ci vengono proposte delle esperienze da vivere.

 

Primo Ordine dell’amore: diritto di appartenenza

ogni membro della famiglia vi appartiene nello stesso modo, indipendentemente dai suoi meriti, dai suoi demeriti, dalle sue colpe, dal suo destino e qualunque sia o sia stato tale destino. La sua appartenenza deve essere pienamente riconosciuta e rispettata.

Non appena ad un membro della famiglia viene rifiutata o negata questa appartenenza, si determina un disordine con conseguenze pesanti su tutto il sistema familiare.

È utile specificare chi appartiene alla nostra famiglia:

  • Tutti i bambini, anche quelli abortiti, abbandonati, dati via e dimenticati. Inclusi i fratellastri e i fratelli illegittimi.
  • I genitori e i loro fratelli naturali, inclusi quelli abortiti, dati via e dimenticati.
  • Partner precedenti dei genitori. Nella costellazione si mostra che essi vengono rappresentati dai figli della futura relazione, se non vengono visti e riconosciuti come appartenenti.
  • I nonni, ma senza i loro fratelli, anche se a tal riguardo esistono eccezioni. Anche qui, includiamo  i partner precedenti dei nonni.
  • Tutti coloro che con la loro morte precoce o con la loro sfortuna hanno procurato un vantaggio agli altri membri della famiglia. Con ciò, hanno contribuito alla sopravvivenza della loro famiglia attuale e dei loro discendenti.
  • Se  componenti della famiglia fossero colpevoli della morte di altri uomini, le loro vittime appartengono alla famiglia e devono essere riconosciute come appartenenti a questa.
  • Questo vale anche viceversa. Se nella famiglia c’erano vittime di assassini esterni alla famiglia, anch’essi appartengono alla famiglia. Si mostra, che quando questi non sono riconosciuti come appartenenti, vengono rappresentati da componenti futuri della famiglia. Vale a dire che membri futuri della famiglia  provano in loro l’energia omicida degli assassini, nonostante siano completamente ignari di loro.
  • Tutti coloro che noi rifiutiamo o verso i quali ci sentiamo debitori, vengono rappresentati più avanti da altri membri della famiglia. Per lo meno a livello di sentimenti, ma spesso anche nel comportamento.

 

Le conseguenze dell’esclusione

Nella famiglia, dove c’era l’esclusione di un membro della famiglia, esiste  un movimento  che cerca di andare a riprendere il componente escluso o dimenticato per  ridargli il posto spettante. Fino a quando ciò non avviene, l’escluso viene rappresentato da un altro membro della famiglia. La persona esclusa si impossessa di questo membro senza che questi se ne renda conto.  L’escluso si fa notare nella famiglia tramite questa persona.

Questo membro si sente anche lui escluso. Egli prende su di sé i sentimenti e i sintomi del componente escluso e alla fine anche il suo destino. Noi, nella costellazione familiare, lo chiamiamo irretimento.

Nella costellazione familiare l’irretimento viene alla luce e può essere risolto quando il membro  escluso viene accolto nuovamente nella famiglia.

Di questo fenomeno colpisce il fatto che normalmente l’irretimento  prende un componente della famiglia che non era in nessun modo responsabile dell’espulsione. Spesso risale alla  generazione precedente o addirittura a quella prima ancora. L’irretito viene prescelto per questo compito da un’altra forza, al di là delle nostre concezioni di colpa e innocenza.

In questo senso, l’irretimento ha un effetto impersonale perché ha una visione d’insieme. Vuole il ripristino dell’ordine e quindi vuole ricongiungere quello che é separato, desidera che venga anch’esso unito agli altri.

In questo compito,  cioè per il ripristino di quest’ordine vengono coinvolti non solo i responsabili dell’esclusione, ma anche i loro discendenti.

Molti problemi nella famiglia – famiglia qui nel senso più ampio di quello inteso prima – sorgono a causa della violazione di questo ordine. Si mostra anche che l’uguale diritto di appartenenza viene prestabilito ed imposto da un potere  più alto.

 

Secondo Ordine della Amore: Ordine Gerarchico

Ciascuno nella famiglia occupa un posto preciso, che appartiene solo a lui e contiene la sua forza e al sua dignità. Tale ordine è gerarchico, in quanto chi viene prima ha la precedenza su chi viene dopo nel sistema.

L’ordine gerarchico stabilisce il periodo di appartenenza; chi era membro della famiglia prima ha la precedenza su coloro che sono venuti dopo di lui. Quel potere che nella vita designa tutto ha chiamato lui prima di coloro che gli sono venuti dopo.

In questo modo, i genitori vengono prima dei loro bambini, il primogenito viene prima del secondogenito e così via. Ciò significa che se uno arrivato dopo si solleva al di sopra di colui che c’era prima, egli  infrange quest’ordine gerarchico.

Le conseguenze della violazione dell’ordine gerarchico  possono portare persino alla morte, intesa anche in senso ampio.

Questo può spaventare,  soprattutto perché l’ordine gerarchico viene infranto inconsapevolmente e anche per amore.

Basti pensare ad un bambino che percepisce interiormente la disperazione di uno dei genitori attratto dalla morte per un qualsiasi motivo, egli può dirsi,  interiormente nell’anima: “muoio al posto tuo”.

Un bambino sta nell’ordine gerarchico sotto ai genitori. Se egli vuole morire al loro posto, egli si solleva al di sopra di loro, come se potesse disporre della loro vita e morte. Attraverso queste frasi interiori egli si pone sopra di loro, al primo posto.

 

Terzo Ordine dell’Amore: Equilibrio tra il Dare e l’Avere

L’equilibrio tra il dare e l’avere è fondamentale in tutte le relazioni. Dove qualcuno toglie, c’è la necessità che qualcun altro debba rimettere, il sistema tende a promuovere una compensazione.

Non appena noi prendiamo o riceviamo qualcosa da qualcuno, noi ci sentiamo allo stesso modo obbligati a dargli qualcosa  e proprio qualcosa dello stesso valore. Noi ci sentiamo debitori  nei suoi confronti finché non gli abbiamo ritornato qualcosa di adeguato e abbiamo quindi compensato. Dopo di che, ci sentiamo, nei suoi confronti, nuovamente innocenti e liberi. Questa coscienza non ci lascia in pace finché non abbiamo compensato.

Questa legge di equilibrio deve essere mantenuta anche nei rapporti dei genitori, che sono i più grandi e dei figli, che sono i più piccoli. In questo caso i genitori danno ed i figli ricevono. Quando viene violato questo ordine si parla di “movimento interrotto” che molto spesso emerge durante le costellazioni.

Il movimento verso la madre viene in qualche modo interrotto quando il figlio, in un determinato momento della relazione con lei, si è sentito abbandonato ed ha deciso che avrebbe potuto per sempre fare a meno di lei. Uno dei casi caratteristici si verifica alla nascita con il parto cesareo o quando la madre è costretta a seguire un figlio a scapito di un altro per ragioni molto gravi. Il bambino si trova ad essere separato precocemente da lei e vive tutto questo distacco come un forte rifiuto e si sente respinto dalla madre in modo repentino e violento.

Chi ha vissuto questa esperienza da adulto non avrà il coraggio di abbandonarsi in modo completo all’amore per la paura di subire nuovamente quel forte dolore e di conseguenza oscillerà sempre tra il desiderio di abbandonarsi e la paura.

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DIFFERENZA TRA COUNSELING E PSICOTERAPIA https://animeinmovimento.it/differenza-tra-counseling-e-psicoterapia/ Mon, 21 Nov 2016 12:07:07 +0000 http://animeinmovimento.it/?p=742

DIFFERENZA TRA COUNSELING E PSICOTERAPIA

Il Counseling e la Psicoterapia sono interventi che potrebbero essere confusi poiché hanno aree comuni quali: gli aspetti relazionali, il “setting” e gli strumenti tecnici di base.

 

Essi differiscono per alcune variabili fondamentali, la più importante tra loro è che:

 

Il counseling è una relazione di aiuto, la psicoterapia è una relazione di cura.

 

Il counseling è un intervento non terapeutico che come obiettivo ha il raggiungimento della salute e del benessere dell’individuo. La psicoterapia è un  intervento di tipo terapeutico ed ha come obiettivo la guarigione attraverso un processo globale di crescita e di cura.

Il percorso di counseling si intraprende focalizzando l’attività sui processi di apprendimento mentre la psicoterapia focalizza la sua area di intervento sulle dinamiche inconsce.

Il counseling si occupa in prevalenza di problemi interpersonali o sociali della persona, limitati e specifici all’area del conflitto che li ha messi in evidenza e li ha scatenati come ad esempio una separazione, una malattia, un lutto ecc. La psicoterapia si occupa di disturbi psicopatologici di diversa gravità che possono manifestarsi in sintomi nevrotici o psicotici, tali da nuocere al benessere di una persona causando fattiva disabilità.

Il counseling si basa su una relazione di aiuto paritaria ed ha come obiettivo il miglioramento della qualità di vita del cliente, di cui sostiene i punti di forza e le capacità di autodeterminazione. Da un punto di vista metodologico il counseling è un intervento professionale breve, articolato in un numero limitato di colloqui che implica la definizione di un obiettivo in concreto e la contestualizzazione spazio-temporale della relazione counselor-cliente. Le attività tipiche del counseling non considerano l’eventuale patologia del paziente, ma consentono al cliente di esternare i propri disagi, mettere in discussione le proprie emozioni, individuare problemi attuali da considerare transitori.

 

La psicoterapia instaura invece una relazione che prevede un medico che fa la diagnosi e un paziente che vi si sottopone ed ha come obiettivo la cura. Il paziente si affida alle cure di un terapeuta che lo aiuta a comprendere dinamiche interiori, a lui spesso sconosciute, che determinano il disagio personale che sta condizionando la sua esistenza. La psicoterapia cerca dunque la fonte del disturbo psichico per favorirne la guarigione e implica un lavoro di ristrutturazione profondo dell’intimo della persona. L’intervento che si attua è delicato e complesso, volto a riarmonizzare le basi della personalità. Può richiedere molto tempo, a volte anni. Obiettivo finale della psicoterapia è la risoluzione del sintomo o del disagio e il conseguimento del benessere psicologico. La relazione terapeutica è un processo interpersonale di aiuto specifico e pianificato, volto a curare patologie gravi, disturbi del comportamento e situazioni di sofferenza emotiva e relazionale, attraverso strumenti prettamente psicologici, verbali e non.

Nella psicoterapia la relazione tra paziente e terapeuta è, rispetto al counselor, asimmetrica poiché avviene da parte del terapeuta, una vera e propria presa in carico del paziente di cui si sente più responsabile. La durata di questo intervento non è prevedibile in quanto subordinata alle variabili che si manifestano durante la terapia: resistenze che rallentano il processo di guarigione, la scoperta di traumi che richiedono l’apertura di nuovi spazi d’indagine etc… . Le conclusioni del rapporto sono generalmente affidate al paziente ma può succedere che il terapeuta valuti non opportuna la richiesta di chiusura della terapia e ne riveda i termini.

 

Lo psicoterapeuta è un professionista della salute mentale che si occupa di diagnosi e cura della sofferenza psicologica, di tutti quei disturbi o di quei sintomi che danneggiano o penalizzano la vita di una persona.

 

Il counselor è una figura professionale di sostegno in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali che non comportino una ristrutturazione profonda della personalità.

Pur mantenendo un ascolto attivo rispetto al cliente, non elargisce consigli, ma offre competenza e comprensione. Nel caso in cui dovesse verificarsi da parte del cliente un avanzare eccessivo di pretese rispetto al ruolo del counselor, egli dovrà respingerlo immediatamente nel rispetto dei principi di base secondo i quali opera ai fini di evitare il sopraggiungere del “transfert”. Nel tentativo di esplicitare al meglio questo concetto tenterò di fornire alcuni dettagli relativi a “tranfert” e “controtranfert”.

Transfert e controtransfert sono concetti tipici della psicanalisi e sono il risultato di una prima riflessione di Freud sul rapporto umano che si viene a creare tra paziente e analista. Questi fenomeni da una parte condizionano l’andamento della terapia, dall’altra sono un’importante finestra sulla vita emotiva e sociale del paziente stesso grazie alla quale si possono ottenere svariate informazioni in modo diretto. Il counseling ne evita l’utilizzo.

Il transfert è un fenomeno tipico della relazione tra paziente e terapeuta, basato sulla convinzione che i rapporti importanti dell’infanzia caratterizzino tutte le relazioni a venire. Nello specifico il transfert influisce sulle aspettative che si hanno rispetto all’altro e porta a rivivere i sentimenti e le emozioni tipiche del rapporto avuto con le figure genitoriali. Non è un fenomeno esclusivo della terapia ma può riversarsi in ogni relazione tra persone che giochino un ruolo importante nella vita di un individuo. L’aspetto opposto del transfert è il controtransfert, vera innovazione e grande svolta nella riflessione sulla terapia, in quanto fa riferimento al coinvolgimento emotivo che il terapeuta prova nei confronti del paziente, al di là della propria veste medica.

L’obiettivo che il counseling si pone è di tipo adattivo, e non contempla finalità di modificazione strutturale come nel caso della Psicoterapia che si occupa della cura di disturbi psicopatologici di diversa gravità che possono manifestarsi in sintomi nevrotici oppure psicotici, tali da nuocere al benessere di una persona fino ad ostacolarne l’evoluzione e causando fattiva disabilità. Lo scopo primario della terapia è strutturale e volge a modificare pensieri, sentimenti e comportamenti pregiudicanti rispetto alla vita. Sia nel counseling che in psicoterapia non si offrono soluzioni ai problemi (problem solving).

Psicoterapia Counseling
 

Disagio/Sofferenza psichica

 

Problemi interpersonali limitati e specifici all’area del conflitto

 

Disordini patologici dovuti a Disturbo strutturale di personalità e riparazione di strutture di gravi disturbi (patologia)

 

Ambivalenza, stress, scelte e decisioni difficili da compiere (difficoltà)
 

Fattori interni

 

 

Fattori esterni

 

Tempi più lunghi

 

 

Tempi più brevi

 

Complessità del funzionamento intrapsichico, impegno intensivo

 

Crescita, prevenzione e sviluppo della personalità, questioni educative e di orientamento vocazionale

 

 

 

Cliente e paziente: la differenza

In principio il termine fu mutuato dalla pratica medica e si considerò normale e ovvio utilizzare la definizione di paziente. La parola deriva dal latino patiens, significa “sofferente” o “che sopporta”. Colui che arriva dallo psicologo è sofferente/sopporta e logica vuole che, se arriva a chiedere un aiuto professionale, è realmente portatore di un disagio consapevolizzato.

In italiano corrente la pazienza può riguardare appunto una sopportazione in cui si controlla la propria emotività, considerando ciò quasi una qualità. Non necessariamente però chi usufruisce di un aiuto psicologico deve “pazientare” ossia non necessariamente deve controllare la sua emotività o sopportare una sofferenza per rendersi virtuoso, anzi sappiamo bene che spesso si lavora in una direzione contraria a questo.

Il primo a criticare apertamente l’utilizzo della parola paziente è stato Carl Rogers che ha preferito sostituirla con la parola cliente. Rogers ha avuto il merito di evidenziare i limiti impliciti nel termine paziente con la conseguenza diretta di bandirlo completamente dal suo approccio perché non congruente con la sua visione della relazione terapeutica. Il termine cliente ha una accezione sicuramente più attiva e di maggiore assunzione di responsabilità da parte di chi richiede un aiuto professionale per un disagio mentale. Non sono “succube di un trattamento su cui non ho alcun controllo”, ma partecipo attivamente al trattamento di cui ho sentito la necessità. Indiscutibile il merito di Rogers di aver criticato la visione dominante della terminologia classica.

Nella psicoterapia il paziente chiede aiuto per la sua sofferenza psicopatologica: si sa e si sente malato. Confida, esplora, chiarifica, confronta le sue difficoltà. Regredisce per ricostruire e rielaborare il passato. Il cliente ha una posizione ben più attiva. Nel counseling, e’ colui che sceglie di chiedere aiuto, sostegno, orientamento di carattere pratico e con la consapevolezza di avere un obiettivo da raggiungere.

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